Doyard

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Doyard

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Il nome Doyard è conosciuto a Vertus da diverse generazioni ed è davvero celebre in Champagne. Parte della loro fama è dovuta al nonno Maurice che ha infatti partecipato alla fondazione del Comitato Interprofessionale del Vino e dello Champagne (CIVC).
Ferrea attenzione, dedizione e innovazione sono le parole chiave della famiglia. Con questa filosofia, di generazione in generazione, i Doyard interpretano il territorio e trasformano in vini pregiati quel che la natura offre loro. Il risultato è una produzione limitata e di altissimo pregio di vini di alto rilievo, armoniosi e dal carattere forte.

La storia della famiglia Doyard

La prima traccia della famiglia Doyard nella storia della vitivinicoltura in Champagne affonda le sue radici nel 1677. A quell’anno infatti è datato il certificato nuziale di Jean-Baptise Doyard che nel campo dedicato all’occupazione si descrisse appunto come viticoltore. Il primo a produrre vino in Vertus ufficialmente il marchio Doyard è stato invece Maurice Doyard nel 1927, dando formalmente vita all’etichetta.
Nel 1979 Yannick Doyard ha preso le redini dell’azienda e l’ha trasformata in un punto di riferimento degli champagne rigorosi, strutturati e minerali della Côte des Blancs. Oggi è il figlio Guillaume al timone della casa vinicola, coltivando i 10 ettari di vigneti di prima qualità della famiglia.

L’ azienda oggi

Oggi l’azienda di famiglia è una realtà concreta e affermata, guidata formalmente da Yannick ma gestita per lo più dal figlio Guillaume. La tenuta dei Donyard si trova proprio all’inizio della parte nord del villaggio di Vertus. Si tratta di un ambiente grazioso e curato al cui lato presenta un tipico clos (un appezzamento di terreno nelle vicinanze di una casa circondato da mura) dal quale viene prodotto proprio lo champagna Clos de l’Abbaye. La struttura, elegante e spaziosa, offre anche camere per il pernottamento, a dimostrazione del fatto che l’enoturismo in Champagne non è più una sorpresa eccezionale ma un must dell’offerta turistica solido e ricercato.

La produzione Doyard

Dei 10 ettari di proprietà dell’azienda, solo il clos si trova a Vertus; stiamo parliamo dunque del Premier Cru, secondo in qualità solo al Grand Cru nella scala di classificazione degli Champagne e rappresentati dal resto della produzione dell’etichetta. Tutti gli altri vigneti, da cui si ricavano tutti gli altri Champagne Doyard, si trovano in villaggi di alto spessore: Cramant, Avize, Oger e Le-Mesnil, oltre a un centinaio di metri quadrato nella zona di Aÿ. Da tutte queste coltivazioni di massimo prestigio l’azienda ottiene, come detto, solo Grand Cru. A difesa della qualità la filosofia aziendale è di mantenere le rese basse, definendo uno stile aziendale unico. Le bottiglie Doyard infatti non arrivano mai alle 50.000 unità annuali, il resto dell’uva viene venduta a terzi.

Il ciclo produttivo dello Champagne Doyard

L’azienda si avvale unicamente di agricoltura biologica e quasi tutte le coltivazioni vengono lavorate con l’ausilio di cavalli. Le migliori uve rimangono ovviamente in casa e affrontano un processo che unisce la produzione tradizionale a quella più moderna e all’avanguardia. La cantina utilizza innovative presse per ricavare dalle uve il succo più puro e delicato possibile. Per ogni parcella viene impiegata una botte specifica per risultati esclusivi e autentici. Ogni vino dell’etichetta riposa sulle proprie fecce per periodi lunghissimi, non meno di 48 mesi, ed è questo che li rende così unici rispetto agli altri Champagne. Nell’invecchiamento si nasconde il segreto dell’enorme complessità e struttura che gli Champagne Doyard riescono a regalare a chi li beve. D’altronde lo stile è radicato nelle pagine di questa famiglia e non può che restituire qualità estrema. È nel 1970 infatti che Yannick, all’incredibile età di 20 anni, lo stile aziendale.

Passione di famiglia

Guillame ha ereditato l’azienda della sua famiglia con passione e fierezza. Direttamente coinvolto in ogni aspetto dell’attività non tralascia niente, non solo riguardo la produzione. Dall’accoglienza al commercio tiene le redini di uno dei nomi più antichi negli annali di questo nettare che ha segnato la storia enogastronomica e culturale della Francia. Un’eredità tutt’altro che semplice dal momento in cui si esprime in vini di rilievo e altissima qualità, in una gamma quasi esclusivamente formata da Blanc de blanc, fatta eccezione di una sola etichetta che si avvicina al rosé ma non lo incarna del tutto e la cui definizione è Œil de Perdrix.




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