Conoscere l’identità nascosta del sommelier
Conoscere l’identità nascosta del sommelier non è poi così banale. Si tratta di una figura qualificata per la presentazione e il servizio del vino. È quindi un conoscitore ed esperto di vino, capace di cogliere le caratteristiche organolettiche ed illustrarle con appropriata terminologia.
L’identità nascosta del sommelier: il vocabolario
In questo senso, stiamo parlando di un vero e proprio tecnico e forse è per questo che il loro linguaggio a volte sembra incomprensibile. Per comprendere al meglio l’identità nascosta del sommelier bisogna prima conoscere il suo mondo.
Il suo vocabolario, infatti, è ricco di voci erudite, espressioni tecniche e parole pressoché straniere. Forse è per questo motivo che il loro modo di esporsi non sempre appare chiaro e facilmente intuitivo.
Questo aspetto, probabilmente, è uno dei principali motivi per i quali le persone provano un senso di soggezione nell’ascoltare un sommelier. Mentre l’esperto dall’elegante divisa esamina la bottiglia, restiamo spesso disarmati, talvolta addirittura stizziti per non aver capito quasi nulla.
I narratori di emozioni
Quindi qual è l’identità nascosta del sommelier? Il fatto è che non abbiamo bisogno di “oratori di belle parole”, bensì di “narratori di emozioni“. Questa figura non si identifica come un promoter, ma come uno specialista del settore vinicolo, capace di accompagnare i propri interlocutori in un viaggio metaforico.
Pertanto, occorre che l’erudizione ceda il posto al racconto, in modo da creare una forte empatia e stimolare l’interesse. Così facendo, la cultura e l’esperienza diventerebbero le uniche protagoniste dell’esposizione del sommelier e non soggiogherebbero il pubblico.
Le competenze del sommelier
Per avere un’idea chiara dell‘identità nascosta del sommelier, dobbiamo sapere quali sono le sue competenze e le sue capacità.
Prima tra tutte quelle enologiche, quindi una grande conoscenza del vino. Deve avere un’ incredibile cultura riguardo le caratteristiche di viti e vitigni, di gusti e retrogusti. Ma il sapere prettamente teorico certo non basta a formare un buon sommelier.
L’arte di saper comunicare
Di fondamentale importanza è la sua capacità di comunicare l’assaggio. Ma attenzione! Non attraverso la mera descrizione dei sentori e delle fragranze del vino, stilando un lista infinita. Al sommelier, infatti, si richiedono grandi capacità linguistiche e comunicative, a tratti poetiche, per rendere la degustazione un’esperienza quasi metafisica.
Inoltre, deve avere anche spiccate doti manageriali, in quanto responsabile della cantina e addetto a rifornirla. Inoltre, deve sapere le regole del servizio di sala, delle norme del galateo e avere la capacità di realizzare abbinamenti cibo-vino eccellenti.
Non è così scontato ma un buon sommelier deve avere anche una memoria d’acciaio, per ricordare con precisione nomi e caratteristiche di vini e vitigni. Naturalmente, il tutto deve essere accompagnato da ottime capacità percettive, gustative e olfattive.
Degustazione con il sommelier
Arrivati a questo punto non ci resta che entrare nel dettaglio della vera degustazione, quella guidata da un esperto sommelier. Con una grande differenza, però. Lo faremo spiegando in maniera semplice e interessante ogni singolo passaggio.
Infatti, se da un lato è vero che non possiamo improvvisarci specialisti del vino, dall’altro bisogna che il suo contribuito acquisisca tangibilità. Diamoci un taglio con i discorsi infiocchettati, che sì, sono piacevolmente invitanti, ma senza lasciare alcuna traccia nei nostri cuori e nelle nostre menti. Pronti… via!
Step 1
Degustiamo il vino in un calice di vetro e durante la degustazione teniamolo per lo stelo. Così il calore della nostra mano ed eventuali profumi non influiranno sull’obiettività ed il piacere.
Step 2 
Guardiamo se il vino è limpido e poi, inclinandolo su un piano bianco, verifichiamo il suo colore e, verso il bordo del calice, la sua tonalità. Un vino rosso avrà tonalità violacea se giovane e sempre più ramata man mano che evolve.
Step 3
Roteando il vino nel calice vedremo sulla superficie di vetro formarsi degli archetti. Se sono vicini tra loro il vino ha, probabilmente, una buona consistenza e gradazione alcolica adeguata.
Step 4
Avviciniamo il calice al naso ed inspiriamo intensamente in caso di vini fermi, più delicatamente in caso di vini spumanti. Così facendo riconosceremo la qualità dei profumi, la loro freschezza e la loro eleganza. Con un po’ d’allenamento, li potremo attribuire alle loro famiglie d’appartenenza relative a fiori, frutta, frutta secca, confettura, sentori erbacei e speziati.
Step 5
Portiamo il vino in bocca in quantità di un cucchiaino di caffè. Deglutiamo senza soffermarci sulle sensazioni che ci si presentano ma… avviniamo la bocca.
Step 6
Mettiamo in bocca una quantità maggiore e soffermiamoci ad esplorare le sensazioni. Dolcezza sulla punta della lingua, acidità sui lati anteriori, sapidità su quelli posteriori. In fondo alla lingua, invece, sentiremo le eventuali sensazioni amare. Durante l’assaggio cerchiamo di avvertire l’astringenza, data dai tannini e la pungenza data dall’anidride carbonica. Zucchero, alcool e glicerina rappresentano la componente morbida del vino, mentre i tannini, gli acidi e i sali minerali la sua durezza. Se avvertiamo in modo non sbilanciato morbidezza e durezza, stiamo assaggiando un vino equilibrato.
Step 7
Sulla lingua potremo sentire anche un “peso”: questo è il corpo del vino, offertoci da quelle sostanze che se per ipotesi, facessimo bollire il vino, non evaporerebbero. Il corpo potrà essere più o meno evidente.
Step 8
Dopo aver deglutito il vino, inspiriamo un po’ di aria dalla bocca ed espiriamola dal naso. Con grande sorpresa ritorneranno alla mucosa olfattiva i profumi amplificati. Sono gli stessi profumi che abbiamo sentito annusando il vino, o sono differenti?
Infine, ricordiamo che tra un assaggio e l’altro è bene intervallare con un sorso d’acqua.