Zona del Chianti Classico: Tutto quello che c’è da sapere
Ovunque vi troviate nel Mondo, se chiedete a una persone per strada cosa sia un Chianti saprà rispondervi senza dubbi. Questo perchè la Zona del Chianti Classico e i suoi vini sono entrati nelle case e nelle enoteche di tutti i continenti. Grazie a vini rossi spettacolari dal carattere unico ed inimitabile, che ci invidiano perfino i vicini francesi.
Ma questa lingua di terra non è solo vino. É storia, tradizione e luoghi incantati. Tutto ciò circondato da paesaggi collinari e rurali da cartolina. Andiamo a scoprire il Chianti Classico insieme!
Dove si trova la zona del Chianti Classico
La Zona del Chianti Classico comprende larghe porzioni di territorio delle province di Firenze e Siena, in Toscana. Comprende ben 71800 ettari, di cui 30400 in provincia di Firenze e 41400 in quella di Siena. I vini che vengono prodotti qui rientrano nella denominazione Chianti Classico DOCG.
I confini di questa zona sono tutti naturali: a Est le colline del Chianti, a Nord il fiume Greve, a Sud le sorgenti del fiume Ombrone e Arbia, a Ovest il fiume Elsa e Pesa. Il Chianti Classico è fra le regine indiscusse tra le zone vinicole d’Italia.
Qui i territori sono prevalentemente coperti da boschi. Le altitudini oscillano dai 200 ai 700 metri di altitudine. Inoltre possiamo trovare un clima continentale, caratterizzato da estati calde e da inverni rigidi. I terreni sono molto diversi fra loro, ma in generale non presentano pendenze vertiginose.
Da non confondersi con i territori del Chianti, dunque senza Classico. Il Chianti generico infatti comprende anche zone nelle province di Pisa ed Arezzo.
Comuni nel Chianti Classico
Sebbene si tratti di una zona immensa per gli ettari che ricopre, sono pochi e ben localizzati i comuni al suo interno. Nel Chianti Classico troviamo:
- Gaiole in Chianti;
- Radda in Chianti;
- Castellina in Chianti;
- Greve in Chianti;
- San Casciano Val di Pesa (parzialmente);
- Castelnuovo Berardenga (parzialmente);
- Barberino Val d’Elsa (parzialmente);
- Tavarnelle Val di Pesa (parzialmente).
Storia della zona del Chianti Classico
Come il resto d’Italia, anche questa zona ha una storia molto antica. Secondo gli storici, i primi abitanti della zona furono gli Etruschi, da cui potrebbe derivare il nome Chianti. Infatti gli studiosi hanno ipotizzato che provenga dall’etrusco clante, tradotto in acqua. In altre ipotesi invece si attribuisce la sua origine dal latino clangor, che significa clamore. Che ricorda il rumore della caccia svolta nelle foreste del Chianti.
Gli Etruschi della zona furono tra i primi ad abbandonare alla pastorizia per l’agricoltura, specialmente di vite. Questa tradizione agricola continuò con l’Impero Romano che tra l’altro ha anche potenziato le coltivazioni di vite ed olivo rendendole tra le più prolifiche di tutto l’Impero.
Con la decadenza dei Romani, anche la zona del Chianti Classico conobbe una storia oscura. Si succedettero secoli di razzie e brigantaggio che hanno devastato la zona.
Solo dal 1200 si ripresentarono le condizioni per tornare a essere una zona produttiva, soprattutto in termini vinicoli. Finalmente, nel 1300, troviamo il primo documento che fa riferimento alla Lega del Chianti. I fiorentini dell’epoca si riferivano così ai territori di Castellina, Gaiole e Radda in Chianti che venivano rappresentati per la prima volta con un Gallo nero su sfondo dorato.
Storia moderna e leggenda del Gallo Nero
Verso la fine del Medioevo, le repubbliche di Firenze e di Siena si contendevano duramente i territori del Chianti. Per decidere dunque la spartizione di questi territori, presero una decisione. Ognuna delle due province scelse un gallo. Al canto del proprio gallo all’alba, un cavaliere per Firenze e uno per Siena sarebbero partiti al galoppo. Il punto in cui si sarebbero incontrati avrebbe sancito la divisione del territorio e la fine della guerra.
La provincia di Siena scelse un gallo bianco che cantò all’alba come da programma. Invece Firenze scelse un gallo nero che venne tenuto digiuno e in una stanza buia per alcuni giorni. Non appena fu fatto uscire, preso dai morsi della fame, cominciò a cantare con molto anticipo sull’alba, facendo partire il cavaliere con largo anticipo. Fu così che Firenze ebbe la meglio su Siena e che ebbe la maggior parte dei territori. Parliamo comunque di una leggenda, che non ha alcun fondamento storico.
La Storia del Chianti Classico proseguì senza clamore fino al 1600, quando crebbe esponenzialmente la produzione di vino nella zona. Fu così che nel 1716 Cosimo III dei Medici emanò il famoso Bando che dichiarava, tra le altre, le regole e i controlli per la produzione di vini nella regione del Chianti. Si tratta del primo tentativo di tutela di un prodotto vinicolo in Italia.
É solo nel 1984 che arriva la DOCG del Chianti Classico, che però diventa autonoma dalla denominazione Chianti solo nel 1996. Dal 2005 è obbligatoria la presenza del Gallo nero in fascetta per i vini di questa zona.
I vini e le denominazioni
Un vino rosso del Chianti è sinonimo di grande qualità. Tutto ciò è dovuto a decenni di grande lavoro sia per i produttori che per il Consorzio. Stiamo parlando di grandi classici di qualunque tipo. Il principale vitigno del Chianti Classico è il Sangiovese. Stiamo parlando di uno dei protagonisti indiscussi anche nel resto della Toscana e dell’Italia. Infatti da solo ricopre l’11% dei terreni vitati del nostro Paese. Il vino Sangiovese dunque è un prodotto solitamente toscano ma non solo. In effetti in queste terre si trovano alcuni dei migliori vini naturali Toscana.
I vini rossi prodotti in questo territorio toscano sono di colore rosso rubino, potenti, alto tasso di tannini, asciutti e briosi. Parliamo di vini molto fruttati e floreali, che riportano alle meravigliose terre della Toscana tra Firenze e Siena. Vengono impreziositi anche grazie a una fermentazione malolattica studiata attentamente. Questi sono vini perfetti per l’invecchiamento e dunque per avere una cantina di altissimo livello anche a casa. Tre cantine del Chianti da non perdere? Eccole:
Nella zona del Chianti Classico vengono prodotti anche vini bianchi, che però non posso ottenere la certificazione di Chianti Classico DOCG. Gli uvaggi dei vini bianchi della zona sono Vermentino, Sauvignon, Trebbiano e Malvasia.
Differenze tra Chianti e Chianti Classico
Anche se molto simili come nomi, per i vini le differenze tra Chianti e Chianti Classico sono molte e sono:
- Zone di produzione;
- Percentuale di Sangiovese richiesta;
- Gallo nero presente in fascetta;
- Criteri di certificazione.
Per quanto riguarda le zone di produzione, qualsiasi Chianti prodotto in Toscana al di fuori dei Comuni di Gaiole in Chianti, Radda in Chianti, Castellina in Chianti, Greve in Chianti, San Casciano Val di Pesa, Castelnuovo Berardenga, Barberino Val d’Elsa, Tavarnelle Val di Pesa non può rientrare nel Chianti Classico.
La percentuale di Sangiovese richiesta nei Chianti Classici è dell’80%, mentre nei Chianti il 70%.
Un’altra differenza tra Chianti e Chianti Classico è che il Gallo nero stampato in fascetta. Un Chianti che non sia Classico non può avere il famoso Gallo Nero stampato.
Anche alcuni dei criteri per ottenere la certificazione cambiano. Non entrando nei particolari, vi basti sapere che la certificazione Chianti Classico DOCG è molto più complessa da ottenere rispetto a quella del Chianti DOCG.
La denominazione del Chianti Classico DOCG
Come abbiamo detto anticipatamente, i vini che vogliono avere la certificazione Chianti Classico DOCG devono essere prodotti in questi esatto territorio. Non è però così facile. Infatti per poter rientrare in questa denominazione devono essere rispettati alcuni criteri stringenti che certificano la qualità e l’identità del vino prodotto. Come per i vignaioli nella zona delle Langhe con il loro DOC e DOCG.
Ecco quali sono i criteri per poter ottenere la denominazione Chianti Classico DOCG:
- Utilizzo minimo dell’80% di uva Sangiovese, il restante 20% può essere Canaiolo, Canarino, Cabernet, Merlot;
- I vini devono avere una versione d’annata e una Riserva;
- Gradazione alcolica minima di 12 gradi per l’annata e 12,5 gradi per la Riserva;
- Entrata in produzione dei vigneti a partire dal terzo anno dall’impianto con produzione consentita ridotta del 60%. Dal IV anno dall’impianto i vigneti possono produrre fino al massimo consentito dal disciplinare;
- Bassa resa per pianta (max. 2 chilogrammi di uva a ceppo) e per ettaro (max. 75 q.li);
- Vendita del vino d’annata non prima del 1° Ottobre dell’anno seguente alla vendemmia e per la Riserva 2 anni dopo.